“Quel che si vede da qui”, Marina Leky, Keller editore

Se esiste un okapi, allora possono esistere anche tutte le stranezze che con ironia e mistero – di ricordo letterario sudamericano – si leggono in “Quel che si vede da qui” di Mariana Leky. Il romanzo è una vicenda che obbliga a non schivare i propri limiti o, meglio, insegna che, anche se li si dovesse per un po’ riuscire a schivare, poi saltano fuori e ci si deve fare i conti. Sono tanti i personaggi di questa storia, ma il cardine gira attorno ad uno solo, la nonna di Louise, Selma. Selma è al di sopra di tutto e ha poteri divinatori: quando sogna un okapi, si può stare certi che entro24 ore qualcuno muore. Bella prospettiva! Per fortuna ci sono i cioccolatini che, con l’anestetico del loro liquore, mettono una pezza, consolano un po’ il dolore.
Louise è una propaggine di Selma, una patella ancorata – anche fisicamente quando muore l’amico – alla nonna-scoglio.
I temi sono tanti: attaccamento familiare e bisogno di amore che ha poteri magici, poi l’amicizia fatta di cieca fiducia nell’altro (Selma e l’amico che muore) e poi la vecchiaia, le insicurezze personali, la debolezza umana, la fuga dai problemi (il papà di Louise), la ragazza che si isola in casa, la violenza familiare di Palm. Un libro delicato, ma ricco, che ha molta indulgenza verso la debolezza umana e che dimostra che essa, spesso, diventa forza con la quale si può sorridere e ironizzare.
(“Quel che si vede da qui”, Mariana Leky, Keller editore, 329 pag., 18 euro)

Ne abbiamo parlato durante l’incontro di Giovedì 26 Luglio 2019



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