PAUSA CAFFE’ CON PENELOPE
Siamo al bar di Diego e ordiniamo un caffè americano allungato con un dito di Jack Daniel’s o di qualsiasi altro tipo di whiskey. Questo è quello che ordina sempre Penelope che proprio qui, in uno stanzino sul retro, ha il suo “ufficio”.
Aldilà della trama, è un giallo c’è un omicidio da risolvere, il romanzo è stato in cima alle classifiche per molto tempo e mi ha incuriosita. L’ho letto perché sono innamorata dell’altro personaggio uscito dalla penna di Gianrico Carofiglio: l’avvocato Guerrieri di cui ho più volte scritto. Ecco non c’è paragone tra Penelope e Guerrieri. Questo libro semplicemente non regge il confronto con gli altri, c’è poca empatia.
Per la prima volta nei romanzi di Carofiglio, la protagonista è una donna che racconta la storia in prima persona. Una donna durissima e fragile con abitudini spesso riconducibili più alla sfera maschile. Il racconto è tutto giocato sulla dicotomia maschile/femminile ma quando il femminile esce e risolve il caso, lo fa in un modo poco illuminante, poco viscerale, esce così, quasi per caso e noi donne non siamo così, quasi per caso. Penso alle indagini del vicequestore Vanina Guarrasi scritte da Cristina Cassar Scalia e anche qui non c’è paragone.
Il mio consiglio è comunque di leggerlo perché è scritto bene, si divora velocemente, lineare e spedito come un treno con qualche interessante fermata:
“Vede Penelope, per superare il disagio un passaggio decisivo sta nel costruirsi un vocabolario preciso per descrivere le proprie sensazioni interiori. Se uno dice indifferentemente: felice o entusiasta oppure dice sono arrabbiato e invece è triste, non potrà mai
sottrarsi all’influenza occulta di quelle emozioni e di quei sentimenti che non sa riconoscere. Viceversa, dare un nome alle emozioni
negative riduce il loro potere su di noi. Il più potente degli psicofarmaci è un buon vocabolario”
Fatemi assolutamente sapere cosa ne pensate che sono curiosa
Gianrico Carofiglio – La disciplina di Penelope – Mondadori