PAUSA CAFFE’ CON MARA

Siamo a Roma e il caffè oggi lo prendiamo sul ponte che collega Trastevere a largo di Torre Argentina, è qui che aspettiamo Mara, il caffè lo abbiamo portato da casa, caffè di cicoria perché quello “vero” è praticamente introvabile e troppo costoso.

Il cibo è razionato, c’è la tessera annonaria e ci si mette in fila per prendere la propria quota: “150 grammi di pane, in gran parte di segale e di segatura che a Roma, nel 1944, dopo l’attentato di via Rasella, gli occupanti riducono a 100. Impedire la morte per fame e inedia è compito delle donne”.

Vi dico subito che questo libro è assolutamente da leggere, ne sono entusiasta, lo farei leggere a mia figlia se ne avessi una, lo leggerei a mia nonna se fosse ancora viva, lo farò leggere a mia mamma che mi ha insegnato che “per essere contro bisogna usare la testa”, e Chiara? Me lo ha regalato lei, magari lo rileggiamo insieme.

L’emancipazione delle donne nel ventennio fascista indagata, ricercata e scritta da Ritanna Armeni giornalista e scrittrice (ha lavorato per “il manifesto”, è stata portavoce di Bertinotti, ha condotto “Otto e mezzo” con Ferrara). Il tema non è leggero, il ventennio da qualsiasi parte lo prendi non è mai leggero, il taglio giornalistico è palpabile, il testo è preciso, accurato, attento, comprensibile, ricco di fatti storici.

La vicenda di Mara è intervallata da approfondimenti originali e spunti interessanti. Tante storie di donne come quella di Palma Bucarelli che, trasferendo in gran segreto di notte le opere della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (672 dipinti e 63 sculture), le salva da bombardamenti e saccheggi. Il museo da lei curato è il primo ad aprire il 10 dicembre del 1944 dopo la liberazione della capitale. Ho scelto “cura” e non “sovrintende” non a caso, lei di quelle opere se ne è presa davvero cura, mettendo a repentaglio la sua stessa vita.

Il libro parte da una serie di considerazioni e interrogativi: l’immagine delle donne fasciste subalterne e sottomesse in contrapposizione con le partigiane libere e coraggiose: “Tutte stupide o invasate le donne del ventennio?”.

Fino al 1919 “Le donne non sono persone, appaiono piuttosto ombre che acquistano maggiore o minore consistenza a seconda dell’uomo che hanno al fianco. Niente di più”. Poi arriva il fascismo e inaugura una nuova politica: “Le donne le si vuole sì nel ruolo di mogli e madri nel recinto delle mura domestiche, ma per la prima volta questo ruolo è riconosciuto e apprezzato dallo stato e dal duce. Ha un valore, diventa presenza pubblica” da fantasmi a cittadine, di serie B è vero, ma esistono e “sono indispensabili alla patria e alla nazione. L’ombra con il fascismo diventa persona”.

Da questa rottura Ritanna Armeni parte per il suo viaggio “archeologico”, un viaggio che ho apprezzato parecchio alla scoperta della storia delle nostre madri, delle nostre nonne, delle nostre radici, le donne che obbediscono ciecamente o imparano a disobbedire, che si prendono cura della famiglia e della nazione e nel frattempo costruiscono loro stesse.

“Il femminismo nero… le donne che si arruolano nell’esercito della Repubblica di Salò… Guerriere, audaci e consapevoli fino in fondo. Disposte a morire per quello in cui credevano. Erano fasciste ma non corrispondevano ad alcun modello femminile sostenuto dal fascismo nel ventennio… Dall’altra parte c’erano le partigiane, anche loro donne pronte a tutto per liberare il paese dal giogo fascista… Diverse che più non si potrebbe. Ma scopro la stessa ostinazione… la stessa fatica per farsi accettare, per avere un ruolo, per essere se stesse. La stessa fine se prese da nemici: lo stupro e la morte”

 

Mara Una donna del Novecento – Ritanna Armeni – Ponte alle Grazie