PAUSA CAFFE’ CON LA DONNA TAGLIATA A META’

Siamo su un’isola deserta, al centro di un lago nel Québec, seduti sul pontile, due tazze di latta colme di caffè solubile fumante, combattiamo contro le zanzare e aspettiamo la “donna tagliata a metà” che sta liberando l’orto dalle erbacce.

La protagonista è nata e cresciuta in questa che sembra un’incantevole casetta di legno ma, appena ha potuto, è scappata a vivere in città con una valigia piena di disegni. Il ritorno forzato nei luoghi della sua infanzia è dovuto alla scomparsa misteriosa del padre. Un viaggio che la riporta alle sue radici, alla sua essenza. Tornare nei posti che ci hanno visto diventare grandi, può voler dire dover affrontare i fantasmi del passato.

“Un circolo di occhi, un tribunale; ancora un minuto e si sarebbero dati la mano per danzare in tondo a me, e dopo sarebbero apparsi la corda e il rogo, la cura contro l’eresia”

La terza parte del romanzo firmato da Margaret Atwood, uscito per la prima volta nel 1972, è un’incalzante allucinazione bucolica, dove la natura e gli animali che la abitano sono i portali ma anche gli ostacoli che segnano le tappe del ricongiungimento delle due metà. La natura e il rapporto che abbiamo con lei è il tema che decide di affrontare la Atwood e che fa da scenario al viaggio interiore di questa donna frammentata, senza nome.

Una lettura molto molto particolare, intima,  spirituale, inquietante in diversi punti, tanto che in più di un’occasione ho chiuso il libro, avevo la sensazione mi mancasse l’aria e sono uscita a camminare nel bosco. Un’esperienza sensoriale più che una lettura.

“Questo soprattutto, rifiutare di essere una vittima. Se non riesco a farlo, non riuscirò a fare nulla”

 

Tornare a galla – Margaret Atwood – Ponte alla Grazie