PAUSA CAFFE’ CON IL VICEQUESTORE GUARRASI

 

La raviola di Alfio sembra avere poteri magici. Un morbidissimo calzone fritto ripieno di ricotta. E chi siamo noi per non addentarne una?! Al bar Santo Stefano ordiniamo raviole, caffè e due cappuccini per il vicequestore Vanina Guarrasi.

Questo personaggio mi ha sorpresa e conquistata. Di origini palermitane, lavora a Catania, è un vicequestore di quelli tosti, quelli con il fiuto, è una buongustaia e ama il cinema. “Pane con la meusa le ci voleva, per recuperare il suo equilibrio. Versione completa, per giunta. Cunzato. Altro che un Cuba Libre”. Nel libro di conseguenza ci sono diversi riferimenti cinematografici e tanti piatti della cucina siciliana che fanno venire una gran fame, tanto per cambiare: “Caponatina, peperoni a ghiotta, cucuzza a minestrina, pasta alla Norma”.

Perché nell’universo dei gialli dovrei consigliarvi La salita dei Saponari di Cristina Cassar Scalia? Aldilà delle indagini non prive di colpi di scena (due omicidi avvenuti tra Catania e Taormina), quattro sono gli elementi che mi portano a consigliarvi questo giallo: il personaggio della Guarrasi, i suoi colleghi, il dialetto siciliano, la scenografia della Sicilia.

Il team operativo del vicequestore è composto da personaggi ben caratterizzati quasi delle caricature tra i quali spicca Biagio Patanè. Un commissario in pensione che Vanina coinvolge sempre nelle indagini. I due si somigliano molto, lei ha bisogno del suo supporto, lui in pensione si annoia. La moglie è gelosissima, il triangolo è spassoso.

“Qua non si trattava di una bedda fimmina per la quale suo marito s’era pigliato una sbandata. C’era complicità, e c’era affetto: da parte di uno sbirro che la sua divisa la rimpiangeva, per una sbirra che quella stessa divisa la indossava con l’identico spirito con cui l’aveva indossata lui”

Il dialetto siciliano compare a spizzichi, le espressioni sono inserite in contesti facilmente comprensibili e aggiungono genuinità e sapore ai dialoghi: fisicamente era “tunnu comu ‘n arancinu, e non in senso figurato”.

La Sicilia… E’ il secondo libro che leggo ambientato in questa terra ricca di meraviglie che immagino solare, orgogliosa, ferita. Credo sia finito il tempo di immaginare e sia giunto il momento di andare a goderne di persona.

“Il venticello leggero che le arrivava addosso passava attraverso il giardino portandosi dietro l’odore degli agrumi, che con l’aria frizzante montanara creava un contrasto curioso. Montagna e agrumi. Neve e mare. Il tutto a breve distanza. Questa era la Sicilia etnea. Un’isola nell’isola, con una doppia anima”

Vanina, donna forte, intuitiva, pratica, affascinante non viene mai descritta fisicamente in questo romanzo (il terzo della serie), l’ho immaginata subito come la mia cara amica Pia e so che lei non si offenderà per questa somiglianza cartacea. Almeno non prima di aver letto il libro.

 

La salita dei saponari – Cristina Cassar Scalia – Einaudi



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