Luca Perri

Una conferenza d’astrofisica può richiamare più gente di un concerto rock? Il 12 febbraio 2016 vengono scoperte le onde gravitazionali, i tendini stiracchiati dell’universo che non si fila nessuno.

Nello stesso giorno un astrofisico dell’osservatorio di Brera, che lavora nella sede di Merate e a cui piace il lardo di Colonnata, pubblica sulla sua pagina Facebook una spiegazione scientifica della scoperta, un post dal linguaggio sprint che si avvicina ai 35mila «mi piace».

A qualcuno può non far effetto il fatto che per ascoltare Luca Perri, 30 anni, dottorato in Fisica e in astrofisica all’università di Como, si assiepi una coda di gente davanti al planetario di Milano, come se dentro la cupola ci fosse un vip del pop, eppure giovani, madri e bimbi attendono di ascoltare con voracità la spiegazione di un buco nero chiamato Gargantua, dal celebre film «Interstellar», o il motivo per cui l’Onu si sia deciso a dichiarare il 30 giugno l’International Asteroid Day.

L’astrofisico Perri è una star delle stelle, una stella della scienza, evento alquanto raro. «Oggi è più che mai indispensabile che l’astrofisica affascini come una partita di calcio o un concerto, perché se l’umanità avrà un futuro su questo pianeta o su un altro lo dovremo all’astrofisica. La gente viene ad ascoltarmi perché capisce ciò che dico e perché si pone una domanda: se è vero che un giorno la terra finirà, dove andremo a vivere? Scusate, ma non è una questione da poco», spiega il giovane scienziato. I futuri Noè, che si stanno già immaginando sopra un’arca-astronave, non possono dimenticare la bellezza del buco nero congegnato per il cult «Interstellar» da Kip Thorne, che ha già preso un Oscar per questo e potrebbe prendere un Nobel per aver iniziato a costruire nel 1984 le mega orecchie che hanno captato le onde gravitazionali, ovvero il progetto Ligo. Gli astrofisici non sono più vecchi scorbutici, ma gente da red carpet: si spera che nella deformazione dello spazio-tempo, il buco nero, qualcuno riesca a «camminare» per accedere ad altri mondi.

«Nel Dna l’uomo ha l’impulso al viaggio e il primo viaggio che immagina è quello su altri corpi universali. Andiamo alle Maldive, ma dentro di noi vagheggiamo di approdare su pianeti sconosciuti e magari più avventurosi. L’astrofisica è spettacolo, anche quando il finale non è quello che si vorrebbe, come la recente caduta su Marte della sonda Schiaparelli, ma quando si vuole risparmiare, perché c’è qualcuno che pensa che i soldi per le imprese spaziali siano buttati, va a finire così. In fondo se una squadra non paga il giocatore migliore migliaia di euro, potrà mai vincere il campionato?».

Le onde gravitazionali furono intuite da Albert Einstein esattamente cento anni prima di essere dimostrate «un po’ come se io dicessi adesso che il lardo di Colonnata guarirà il cancro nel futuro», ha scritto Luca Perri nel post del febbraio 2016, per cui sono impazziti sia i giovani Alberto Arbasino sia le neo casalinghe di Voghera. «Viviamo inconsapevolmente. Per fortuna alcuni cominciano ad accorgersi che la nostra esistenza su questa terra non dipende solo dalla politica. Tutti sottovalutano gli asteroidi. Noi fisici no, al punto che oggi finalmente abbiamo un Asteroid Day il 30 giugno, data che vorrei diventasse virale. Non sono un catastrofista, ma le possibilità che uno di questi corpicini celesti ci distrugga non sono poche, credetemi. Quindi: è saggio investire soldi in progetti spaziali in grado di disintegrare gli asteroidi? Sono queste le domande che la gente mi pone quando viene ad ascoltarmi. Domande sagge e preveggenti, per questo vorrei che la scienza diventasse una strada piacevole da percorrere per tutti».

Luca Perri è libooksiano doc!

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