La mia casa a Damasco: il viaggio che non si può fare, per ora

“La mia casa a Damasco” di Diana Darke

IN DUE PAROLE

Un romanzo ma anche un reportage ricco di fatti storici, luoghi, persone. Diana Darke dipinge un quadro sulla Siria, cerca di spiegarci cosa è successo e cosa sta succedendo. Siamo abituati a vedere le immagini delle città distrutte, della gente che scappa, dei raid aerei. Che differenza c’è tra sunniti e sciiti? Chi è Assad? Diana ci offre un’occasione per guardare con un po’ più di umanità quelle immagini

Le coscienze, rimaste impassibili davanti alla carneficina e alle devastazioni causate dai barili bomba di Assad, furono scosse di colpo dall’immagine del corpo di Aylan Kurdi, il bimbo di 3 anni trovato su una spiaggia turca nel settembre 2015. All’improvviso ci si rese conto che i profughi erano esseri umani

A Mar Musa incontra anche il gesuita padre Paolo Dall’Oglio del quale oggi si sono perse le tracce

 

AL CENTRO

Diana Darke, scrittrice e giornalista inglese, è laureata in lingua araba a Oxford ed è una profonda conoscitrice della cultura islamica e del Medio Oriente. Le chiedono di redigere una guida turistica della Siria e da qui l’idea del romanzo reportage

Dopo aver viaggiato in Medio Oriente per 35 anni ero convinta di conoscerlo abbastanza bene, ma l’avevo sempre osservato da fuori. Diventando la proprietaria di Bait Barudi ho potuto guardare le cose dall’interno, e la mia prospettiva è cambiata radicalmente

L’altra grande protagonista è Bait Barudi la casa che decide di acquistare, con pratiche rocambolesche, nel cuore della città vecchia di Damasco, che ci fornisce l’opportunità di riflettere sul concetto di “casa”: è un luogo? Una persona? Una sensazione?

Le foglie della buganvillea che cadevano disegnando scie color magenta, i davanzali di marmo bianco, le forme squisite delle finestre, i vetrini azzurri incastonati sulle pareti, le splendide modanature delle porte, le armoniose proporzioni dell’iwan

 

DOVE

Damasco, Aleppo, Quneitra, Bosra, l’Hawran, Baniyas, il lago di Tiberiade, il Golan, Homs. Il libro è un viaggio in Siria che possiamo fare rimanendo comodamente seduti al sicuro nel nostro salotto. Sì perché in Siria non ci possiamo andare e tante città sono state completamente devastate e nessuno potrà mai più godere di quella bellezza

Le ondate della storia si sono riversate su Damasco, e ogni conquistatore ha lasciato la propria impronta, egizi e babilonesi, assiri e persiani, greci, romani e arabi. Ma quasi in virtù di una segreta alchimia, la città ha sempre saputo assorbire tale varietà di influenze, ammantandosi di nuovo splendore

Bait Barudi si trova nella Città Vecchia circondata per sei chilometri dalle antiche mura romane quasi intatte e da sette porte. Un dedalo di viuzze costellate da mercati, 20 moschee, 13 chiese, centinaia di case

La moschea, cuore spirituale della Città Vecchia, era stata in precedenza il tempio aramaico di Haddad, un tempio di Giove per i romani e la cattedrale di San Giovanni Battista per i cristiani

Cristiani e musulmani hanno sempre vissuto insieme in modo pacifico e rispettando ognuno le credenze altrui: “La guerra non è una questione di religione ma di potere

 

SUONI E RUMORI

La domenica mattina, il suono delle campane si unisce al richiamo dei muezzin, nella miscela di culture che era già il marchio distintivo del paese, quando gli Assad salirono al potere

Non ho visitato Damasco, non ancora, leggendo queste righe ho ripensato a Marrakech. Il riad dove alloggiavo con la mia amica Vanessa, era a due passi da una moschea e tutte le mattine all’alba venivamo svegliate dal richiamo alla preghiera dei muezzin.

Prima della rivoluzione “il silenzio, il fruscio delle foglie mosse dalla brezza, il volo di insetti e farfalle intorno alla fontana. I bambini che giocavano in strada, il campanello di una bicicletta e le grida dei venditori ambulanti“. Durante la rivoluzione “le raffiche di mitra e i colpi di mortai che echeggiano in lontananza

 

PROFUMI

Nel tepore della sera, ci accomodammo nel cortile profumato di gelsomino

Mi piace pensare all’idea di un fiore così delicato ma così forte, dal profumo inconfondibile che sopravvive nonostante la guerra nonostante l’uomo. Lui è lì che cresce e sboccia anche sotto i raid aerei per regalare a chi lo annusa un attimo di pace

L’odore inebriante del gelsomino e il caldo tepore del sole torneranno ad avvolgermi nel caleidoscopio del cortile

 

VE LO CONSIGLIO?

Certo che sì. Un viaggio nell’arte islamica, un viaggio nella storia negli usi e nei costumi, un viaggio attraverso il territorio di un paese bellissimo e martoriato che racchiude delle gemme sfavillanti. Io sono tornata da questo viaggio, purtroppo solo sulla carta, con una nuova prospettiva e con una gran voglia di partire e di perdermi tra i bazar e le moschee racchiuse nel cuore di Damasco. Ma sul sito della Farnesina si legge che: Si sconsiglia vivamente di recarsi in Siria e si ribadisce l’invito ai connazionali ancora in loco a lasciare il Paese“. Il viaggio è solo rimandato

 

La mia preoccupazione è rivolta soprattutto ai bambini che non possono andare a scuola e che non sapranno leggere e scrivere. Penso anche a quelli che a scuola riescono ad andarci e vengono indottrinati dal regime di Assad che sceglie materie e piani di studio. La mia fiducia è tutta risposta nei bambini seduti all’ultimo banco, quelli che passano metà della giornata a guardare fuori dalla finestra per decidere che forma hanno le nuvole. Quelli che non ascoltano. I sognatori, quelli per cui tutto è possibile. Persino la pace. Il futuro di questo paese è anche nelle loro mani

Forse sono soltanto un’inguaribile sognatrice. Ce n’è un gran bisogno



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