“Il mare dove non si tocca” e l’improvvisazione #avantiacaso

Fabio Genovesi, “Il mare dove non si tocca”, Mondadori editore

IN DUE PAROLE
Anni ‘80, un paesino di provincia, i Mondiali di calcio, un bambino affronta il suo primo giorno di scuola e si rende conto di essere diverso dagli altri. Ma chi in fondo non lo è?!
Il libro racconta la vita di Fabio vista dagli occhi di Fabio, che spesso non capisce gli adulti e le vicende umane e tenta di darsi delle spiegazioni con un’innocenza quasi commovente

AL CENTRO
Fabio è daltonico, ha una fervida immaginazione, non sa nuotare, ama i libri, odia la matematica “mi basta pensare che esiste e sento una cosa amara in gola” ed è circondato da una manciata di zii il cui nome inizia per A: Athos, Aramis, Adelmo, Arno…

Come i loro genitori Arturo e Archilda, fino all’ultimo nato che era il mio nonno vero, e però lo dovevano chiamare per forza Rolando. Ci hanno studiato un sacco, ci hanno litigato per nove mesi, e alla fine l’hanno chiamato Arolando

La sua famiglia è la seconda grande protagonista delle pagine: chiassosa, verace, affettuosa, spiritosa, non politicamente corretta
Se non ci fosse stato il mondo intorno, se non ci fosse stata la gente a guardarci da fuori e scuotere la testa, secondo me era proprio favolosa e piena di meraviglie

DOVE
Da casa nostra le Alpi Apuane erano così vicine là dietro che in certe mattine pulite allungavi la mano e gli potevi fare le carezze, però noi eravamo gente di mare e quei monti li guardavi appunto solo da casa, e già il cavalcavia sopra l’autostrada era un’altitudine che consigliava l’uso delle bombole d’ossigeno

Il romanzo è ambientato in un paesino tra Lucca e le Alpi Apuane: “Benvenuti al Villaggio Mancini: Vietato entrare“. Ed è qui che vive Fabio insieme alla sua famiglia. Un gruppo di casette alla fine di una stradina a fondo cieco dove, se ci capiti per caso, magari ti sparano pure. Poi c’è la scuola, la bottega della Signora Teresa dove Fabio veniva pesato da bambino sulla bilancia delle mortadelle, per vedere se cresceva bene, la chiesa, l’oratorio, l’ospedale, i boschi, il mare

COLONNA SONORA
Perché magari la vita era una cosa troppo gigantesca per guardarla tutta intera, e andava presa così, un pezzetto dopo l’altro. Tanti passi, ognuno a caso, che diventavano una fantastica direzione. Passo dopo passo, avanti a caso, avanti per sempre

Avanti a caso. Perché è così che funziona. Quante volte ci siamo ritrovati ad improvvisare per uscire da qualche situazione imprevista? A volte dall’improvvisazione nascono delle vite e delle melodie meravigliose. Il 24 gennaio del 1975 Keith Jarrett si è seduto al pianoforte e ha suonato per 1 ora e 6 minuti improvvisando. Un capolavoro. Amo questo pezzo e ve lo consiglio come colonna sonora per gustare il libro. Il mio punto preferito inizia al minuto 20 della prima parte. “The Koln Concert“ ha venduto più di 5 milioni di copie ed è considerato il più famoso album di jazz solo al mondo. Non male per un’improvvisazione!

SAPORI
Il tamarindo dello zio Arno che vive con il cane Bufera e una cornacchia parlante che dice solo “Andate via“, gli spaghetti alle arselle che nonna Giuseppina cucina per Giorgio (il suo piatto preferito e anche quello delle mie amiche quando andiamo al mare), la selvaggina, i distillati preparati in giardino al chiaro di luna, il ghiacciolo al limone…

Mio nonno era un grande appassionato di ciclismo e da bambina guardavo con lui il Giro d’Italia in tv, non poteva mancare il ghiacciolo e un bicchiere di gazzosa: il ghiacciolo doveva essere intinto nella gazzosa prima di venire addentato. Il ghiacciolo per me, di qualsiasi colore sia, ha sempre il sapore del Giro d’Italia

VE LO CONSIGLIO?
Assolutamente sì. Questo libro è uno di quelli che vanno nella mia personale categoria “balsamo per l’anima”. Quelle letture che non vedi l’ora di tornare dal lavoro, cenare, lavare i piatti e metterti subito a leggere che se qualcuno ti telefona rispondi pure scocciato: scusa ho da fare, Fabio è al suo primo giorno delle medie!
Una storia intensa, pittoresca e agrodolce che un momento prima ti fa ridere e un attimo dopo sei lì che ti commuovi. Quando ho finito di leggerlo volevo chiamare Genovesi per saperne di più: come sta adesso Fabio? E’ diventato grande? E’ felice?

Una specie frizzante di rabbia mi aveva fatto dire che no, lo dice solo la vita quando ti devi fermare, e quando lo decide ti ferma davvero. Se invece oggi ti lascia ancora libero di andare, bisogna che stringi i denti e corri più forte che puoi

 



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