27 gennaio Giornata della memoria

 

Giornata della Memoria

27 gennaio 2022

“come una rana d’inverno”: il verso della poesia Shemà, con cui Primo Levi volle aprire Se questo è un uomo, dà figura alla condizione femminile nei campi nazisti. In quello stato di ibernazione spontanea, di agghiacciata sospensione dell’esistenza, vissero centinaia di migliaia di donne, sottoposte a fatiche da schiave, vittime talvolta di atroci esperimenti medici come nel Lager esclusivamente femminile di Ravensbrück. Lì trascorsero lunghi mesi Germaine Tillion, etnologa e storica del campo, Margarete Büber-Neumann, che aveva già conosciuto l’orrore del Gulag, Lidia Rolfi, deportata per aver aderito alla Resistenza.

Gli storici della Shoa dicono che sono salvate in proporzione più donne rispetto agli uomini, spesso inermi di fronte al dolore, meno capaci di affrontare le piccole incombenze quotidiane che nel lager rappresentavano la salvezza. Fra le deportate era in genere più forte la disponibilità ad aiutarsi, il senso e la pratica della “cura”, più solida la coalizione dell’amicizia. Etty Hillesum, che avrebbe desiderato essere “il cuore pensante” del campo,  scriveva nel suo Diario: “In un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta viva anche quella vita e la sappia cantare”.

Spesso le ex deportate affideranno alla parola il dovere della memoria, il bisogno di dar voce a coloro che non sono tornati, di impedire ai morti di morire. Se Liliana Segre solo dopo decenni troverà la forza di raccontare, Edith Bruck, la “signora Auschwitz”, affiderà alla poesia il compito di lottare contro il “mostro” che continua a devastare la sua esistenza:

e se ci sarà un’altra vita

 sarò una stella gialla

per ricordarvi che c’era una volta

Auschwitz.

 

Immagine di copertina tratta dal libro
Il volo di Sara di Lorenza Farina e Sonia M. L. Possentini edito da Fatatrac



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