Speciale San Valentino

In queste storie fuori dagli schemi, Arlene Heyman racconta, con dolorosa verità e caustica ironia, gli inesauribili modi del corpo per negoziare con la propria défaillance, e affronta un invincibile tabú dimostrando che il buon vecchio sesso può fare ancora tanta paura, specie se è vecchio e ancora buono.

Arlene Heyman, Il buon vecchio sesso fa paura, Einaudi Edizioni

Se l’amore non ha età, che possiamo dire del desiderio? Hanno scadenza il piacere, l’eccitante schermaglia, la malizia? Finisce la paura?

«Ms Heyman è un’osservatrice illuminata dei piú vari aspetti della vita. La commedia umana messa in mostra a ruota di pavone».
«The New York Times»

«Queste storie potranno infastidire i lettori piú prude, ma di certo convinceranno tanti altri che Heyman fa spicco nel nostro panorama letterario».
«Vogue»

«Una boccata d’aria fresca: questi racconti mettono sottosopra il mondo di Philip Roth, John Updike e Woody Allen».
«The Sunday Telegraph»

Sette racconti, sette stanze, e non solo da letto, perché Arlene Heyman, psicanalista newyorkese qui al suo primo libro, si cimenta in una narrazione veritiera e complessa, talora sgradevole, vissuta e voyeuristica insieme, raccontandoci storie di corpi desideranti al di là dell’età, degli anni, della malattia. Corpi vecchi, «ogni ruga in evidenza, come in un quadro di Lucian Freud», che l’autrice rende protagonisti dentro la loro età, e giovani corpi attraenti, «minigonna arancione, morbida camicetta in tinta, niente reggiseno». Corpi che si trovano o si perdono, come in Gli amori della sua vita. Corpi sottratti a se stessi dal deterioramento, come in Happy Isles e Ballando con Matt. Corpi che si ribellano all’età e all’usura sfidando le convenzioni e provocando in chi legge una molteplicità di sentimenti: spavento, imbarazzo, intesa. Ci si sente messi in scacco, e costretti a stare al gioco, perché non è dato, leggendo, di far finta di nulla. Non sono spettri quelli che si aggirano in queste pagine, bensí donne e uomini in carne e ossa, toccati dalla vita e per questo toccanti. Heyman raccoglie in questi racconti, scritti in un lungo arco di tempo, la propria esperienza umana, elaborando materiale biografico e onirico, verbalizzando il non detto, gli slanci e i conflitti delle relazioni umane. Esplora la zona grigia dei rapporti amorosi, ne indaga i rimpianti e lo sconcerto. «Ciò che viene confessato al lettore non è niente di meno che il mistero di un essere umano», scriveva Bernard Malamud, «l’aria che si respira» per Heyman, che a lui e alla loro lontana relazione dedica il lungo racconto L’amore con Murray.
Anna Nadotti

«Nei romanzi come nella vita, uomini anziani che bramano giovani corpi costituiscono un filone inesauribile, ma a pochissimi scrittori vien fatto di chiedersi se una donna di settant’anni possa ancora essere sensualmente coinvolta, e meno che mai di immaginare la forma e i modi di tale coinvolgimento».
Alexandra Schwartz, «The New Yorker»

«Esplicita, divertente, tenera e scioccante, la raccolta d’esordio di Arlene Heyman ha un buon titolo. C’è la paura, perché queste storie parlano di genocidio, 11 settembre, declino, malattia terminale, assistenza e morte; c’è la vecchiaia, perché gran parte dei personaggi hanno tra i sessantacinque e i novant’anni; e al centro c’è il sesso».
Elaine Showalter, «The Guardian»



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